I Minibond hanno resistito alla pandemia?

Poco più di un anno fa l’Italia entrava in un lockdown per cercare di arrestare una pandemia che, oltre a causare migliaia di vittime, ha generato danni all’economia mai visti negli ultimi decenni. Le garanzie pubbliche sono state utili, ma purtroppo non determinanti e la complessità delle dinamiche amministrative delle Banche ha reso la fruibilità delle agevolazioni stesse molto articolata.

Un ruolo importante in questo contesto è stato assolto dagli strumenti di finanza alternativa al canale bancario quale quello dei minibond, dove invece l’effetto delle risorse messe a disposizione da soggetti, quali la Cassa Depositi e Prestiti e il Fondo Europeo per gli Investimenti, hanno dato carburante alle sottoscrizioni. Nel 2020, l’anno della pandemia, l’industria dei minibond ha tenuto le posizioni con un lieve calo del numero di emissioni e della raccolta sul mercato rispetto all’anno record del 2019; delle 671 imprese italiane che a fine 2020 avevano collocato minibond, 409 sono PMI, di cui il 61,3% SpA, il 36,4% Srl e per il 2,3% società cooperative; nel campione totale, il 65% delle emissioni è sotto la soglia di 5 milioni di euro e nel 2020 la percentuale sale quasi al 76%.

Anche il nuovo segmento ExtraMOT PRO3, gestito da Borsa Italiana e pensato specificatamente per la quotazione sul mercato obbligazionario non regolamentato dei titoli sotto € 50 milioni, ha contribuito in modo significativo allo sviluppo di tale strumento, che a fine anno è arrivato a contare 149 titoli emessi da 106 imprese per un valore nominale complessivo di oltre € 4,3 miliardi.

L’importanza del minibond nel contesto pandemico è diventata sempre più strategica per il finanziamento e la crescita interna dell’azienda, per il rifinanziamento delle sue passività finanziarie e per il bisogno di alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante; da non trascurare, infine, il sostegno che hanno avuto per la crescita esterna delle PMI e per le loro acquisizioni. Con la crescita delle emissioni e dei suoi relativi volumi, il ruolo del consulente/advisor ha acquistato un ruolo centrale, delineando la strategia di emissione ed affiancando l’impresa e l’imprenditore nell’analisi del business plan e dell’information memorandum.

Azimut, tramite i suoi consulenti e le partnership strategiche, affianca le imprese sul territorio e le famiglie imprenditrici per delineare le loro esigenze e trovare le soluzioni alternative al credito ordinario oramai in affanno. Nel corso del 2020 infatti, in partnership con Epic sim oggi parte del gruppo Azimut, ha costruito e intermediato 55 operazioni di finanziamento ad imprese per un valore complessivo di 102 milioni di euro. Tale attività e stata possibile grazie alla piattaforma fintech sviluppata, che agisce come intermediario indipendente tra imprese e investitori e offre, in modo trasparente e a costi contenuti, alle prime di trovare capitali per i propri progetti di crescita a medio-lungo termine, ai secondi una nuova asset class per ottimizzare il rendimento del proprio portafoglio.

Lo strumento del minibond rimarrà probabilmente centrale anche per tutto il 2021 dove i temi che lo accompagneranno saranno principalmente tre:

a)la qualità del debito

b)la nuova normativa su PIR alternativi ed ELTIF per estendere il mercato dei minibond ai fondi di risparmio gestito

c)valorizzare le emissioni orientate alle tematiche green e social importanti anche per le PMI

Il 2020, anno della pandemia, ha quindi confermato non solo l’importanza del minibond e della sua resilienza, ma lo ha inoltre riconosciuto come valido strumento di finanziamento alternativo per le PMI per il prossimo futuro.

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